Marocco-Turchia: il mercato «inondato» dai vestiti di Ankara, imposte nuove restrizioni

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Il Regno del Marocco ha imposto maggiori restrizioni sui prodotti fabbricati in Turchia ed esportati nel Paese, oltre che sulle catene di supermercati turchi, con il fine di porre rimedio al dumping di Ankara. La mossa si inserisce nella modifica dell’accordo di libero scambio tra Turchia e Marocco, che prevede, per i prossimi cinque anni, un aumento dei dazi doganali per 1.200 prodotti, tessuti e abbigliamento in primis, pari a circa il 90%.  Il governo marocchino si è lamentato più volte dei risultati ottenuti con l’Accordo di Libero Scambio, firmato con la Turchia nel luglio 2004, ritenuti fortemente negativi per l’economia di Rabat, portandolo a riconsiderare le sue relazioni commerciali con Ankara. Il Regno, a causa di discrepanze nell’accordo, ha subito un deficit di circa 1.2 miliardi di dollari. A risentirne sarebbe stato soprattutto il settore impiegatizio, con la perdita di almeno 44.000 posti di lavoro nel 2017, a cui si è aggiunto il settore tessile. Secondo il ministro marocchino dell’Industria, del Commercio e dell’Economia verde e digitale, Moulay Hafid Elalamy, vi sono aziende turche che inondano di merce, soprattutto vestiario, i mercati marocchini, a danno della popolazione locale.

Il valore dello scambio commerciale tra Marocco e Turchia è aumentato costantemente negli ultimi due anni, ammontando a quasi 2.58 miliardi di dollari nel 2017 e salendo a circa 2.71 miliardi di dollari nel 2018, per poi raggiungere i 3 miliardi di dollari nel 2019, secondo il Turkish Statistical Institute. Ankara ha esportato beni per 2.31 miliardi di dollari nel 2019, mentre le importazioni marocchine si sono attestate a 690 milioni di dollari, creando un deficit commerciale per Rabat e spingendo alcuni legislatori marocchini e funzionari del settore a lamentarsi della concorrenza sleale. (Al-Arab)