Il regista della strage dei 21 copti egiziani decapitati sulla spiaggia di Sirte, in Libia, è stato ucciso durante un’operazione antiterrorismo – non proprio da manuale, avvenuta tra il 14 e il 15 settembre a Sebha, il capoluogo del Fezzan, la regione sud-occidentale dell’ex Jamahiriya di Muammar Gheddafi. Ad eseguirla sono stati gli uomini del 116esimo e del 160esimo battaglione dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (LNA), la coalizione di milizie, alcune delle quali composte da fanatici dell’islam salafita riunite in “battaglioni” e “brigate” per dare l’impressione di una forza ufficiale – comandata dal generale Khalifa Haftar. L’obiettivo della missione in teoria ha avuto successo: Abu Mu’adh al Iraqi, aka Abdel Qader al Najdi, numero uno delle bandiere nere in Nord Africa dopo la morte di Abul Nabil al Qahtani (ucciso dai raid egiziani a Derna), è stato eliminato. Haftar ha fatto un favore all’Egitto che ha ottenuto vendetta e agli Stati Uniti sempre preoccupati dal terrorismo jihadista, inviando all’Italia il messaggio che nel Fezzan (dove ci sono i pozzi petroliferi di Eni) comanda ancora lui, ma non si può certo parlare di un’operazione chirurgica. (Agenzie/Media)