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Parigi-terrorismo: parla l’attentatore. «La mia vendetta contro le vignette anti islamici»

Il 18enne pachistano arrestato dalla polizia francese in quanto sospettato di essere coinvolto nell’attentato di Parigi di ieri, consumato nei pressi della vecchia sede di Charlie Hebdo, ha confessato la propria reponsabilità nell’attacco.

A suo carico vi era l’accusa di avere causato il ferimento di quattro persone, di cui due in modo grave, utilizzando come arma una mannaia da macellaio. Il ragazzo, arrivato in Francia tre anni fa come minore non accompagnato, era stato arrestato poco dopo l’attacco, ritenuto costantemente dagli inquirenti come il principale indiziato per il fatto di sangue. In realtà, questi era stato già a giugno fermato dalla polizia d’Oltralpe, poiché trovato in possesso di un cacciavite. Tuttavia, lo stesso era stato subito rilasciato e, fino a oggi, non risultava inserito nella lista di soggetti sensibili al fenomeno terroristico o inclini alla radicalizzazione.

Un fattore da tenere in considerazione è la nazionalità pakistana del presunto attentatore in quanto le proteste più violente in risposta alla nuova pubblicazione delle caricature da parte di Charlie Hebdo erano scoppiate proprio in Pakistan. Venerdì 4 settembre infatti migliaia di manifestanti si erano riversati per le strade delle città pakistane per protestare contro le caricature, definite «un insulto al Profeta», reato che in Pakistan prevede la pena di morte.

Seguaci del partito islamista radicale Tehreek e-Labbaik Pakistan erano scesi in strada a Karachi, Lahore, Islamabad e Multan lanciando slogan contro Charlie Hebdo e bruciando bandiere francesi. Il predicatore Mohamed Zaman aveva anche chiesto la rottura dei rapporti diplomatici con Parigi e l’espulsione dell’ambasciatore Marc Barety.

Secondo fonti vicine alle indagini interpellate da numerose agenzie di stampa locali, il 18enne, ancora coperto da anonimato, si sarebbe oggi «assunto la responsabilità della sua azione». Egli avrebbe anche rivelato il significato e lo scopo del suo attacco alla’rma bianca, presentandolo come una ritorsione per la recente iniziativa provocatoria promossa da Charlie Hebdo. Nei giorni scorsi, la rivista satirica transalpina aveva infatti, in concomitanza con l’inizio del processo per l’attentato perpetrato nel 2015 contro la propria redazione, ripubblicato tutte le vignette e le caricature ironiche su Maometto e sull’islam che iavevano in passato reso il settimanale parigino bersaglio di minacce jihadiste. Ad avviso delle medesime fonti, l’aggressore « non ha sopportato » quei disegni di scherno sul profeta sbattuti in prima pagina di recente sul settimanale. Le testate transalpine, inoltre, puntualizzano che il soggetto incriminato, che parla male il francese e l’inglese, ha anche riconosciuto, durante gli interrogatori, la «dimensione politica» del gesto.

Un secondo individuo, un 30enne algerino, è stato fermato dalla polizia per accertamenti, ma non sono ancora state fornite ulteriori informazioni al riguardo. Nel frattempo altre cinque persone, tutte nate tra il 1983 e il 1996, sono state portate in caserma durante le perquisizioni di una casa dove viveva anche il pakistano nel quartiere periferico di Pantin. E, infine, l’ex coinquilino del 18enne, arrestato dopo un blitz notturno delle forze dell’ordine. (Media)

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