(Roma 18 settembre 2020). Il governo olandese ha annunciato che sta cercando di condannare la Siria, ai sensi del diritto internazionale, per «gravi violazioni dei diritti umani», un processo che, alla fine, potrebbe innescare un caso davanti alla più alta corte dell’ONU.
L’iniziativa olandese, che invoca la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, è l’ultimo dei tentativi volti a ritenere responsabile il governo del presidente siriano, Bashar al-Assad, dei «gravi crimini commessi contro i suoi cittadini sullo sfondo della dura guerra civile». «Il regime di Assad non ha esitato a reprimere duramente la propria popolazione, usando la tortura e le armi chimiche e bombardando gli ospedali», ha dichiarato, venerdì 18 settembre, il ministro degli Esteri olandese, Stef Blok. «Le vittime di questi gravi crimini devono ottenere giustizia, e stiamo perseguendo tale scopo chiamando i responsabili a giudizio», ha aggiunto.
Secondo la Rete siriana per i diritti umani, le autorità di Damasco hanno arrestato circa 1,2 milioni di persone dall’inizio del conflitto, nel marzo 2011. A inizio giugno, circa 12.325 morti sono stati documentati come vittime di tortura nelle prigioni del governo siriano. Almeno 12.989 sono ancora imprigionati o dispersi e il loro destino è sconosciuto, sostiene il rapporto della ONG. Di altri 16.000, che probabilmente si trovano in detenzione sotto il controllo di altre fazioni in guerra, si sono perse le tracce.
Una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sostenuta da più di 60 Paesi, aveva portato il conflitto siriano davanti alla Corte penale internazionale, ma era stata bloccata dal veto di Russia e Cina, nel maggio 2014. La nota diplomatica olandese, consegnata venerdì 18 settembre ai diplomatici siriani a Ginevra, ha sottolineato che «i Paesi Bassi intendono ricordare alla Siria i suoi obblighi internazionali nel fermare le violazioni della convenzione sulla tortura e nel risarcire al più presto le vittime». Secondo quanto si apprende dal Ministero degli Esteri in una dichiarazione, la nota ha chiesto altresì al governo di Damasco di avviare negoziati sulla questione. «Se le parti non riescono a risolvere la controversia, il governo olandese può proporre un arbitrato. Se quest’ultimo fallisce, i Paesi Bassi sottoporranno il caso a un tribunale internazionale», ha detto il Ministero. L’ONG Human Rights Watch ha accolto con favore la mossa olandese. «Per anni, migliaia di persone sono state sistematicamente fatte morire di fame, picchiate e torturate fino alla morte nelle carceri siriane. Usando la Convenzione sulla tortura per chiedere giustizia per la loro situazione, i Paesi Bassi rappresentano innumerevoli vittime in un’azione che alla fine potrebbe innescare un caso alla più alta corte del mondo», ha affermato Balkees Jarrah, direttore della giustizia internazionale presso l’organizzazione non governativa.
Il perdurante conflitto siriano, scoppiato il 15 marzo 2011, è ormai entrato nel suo decimo anno. L’esercito del regime siriano è coadiuvato da Mosca, mentre sul fronte opposto vi sono i ribelli, i quali ricevono il sostegno della Turchia. La tregua del 5 marzo è stata pressoché rispettata nel corso degli ultimi mesi, ad eccezione di sporadiche violazioni commesse perlopiù dalle forze del governo siriano e degli attacchi contro le pattuglie congiunte russo-turche sulla strada internazionale M4. Tuttavia, il cessate il fuoco è stato accolto con scetticismo dai residenti, che hanno visto innumerevoli iniziative naufragare negli ultimi anni, e temono che presto assisteranno a nuove offensive e alla ripresa di un’escalation.
La Rete siriana per i diritti umani ha pubblicato, il 3 settembre, il suo rapporto mensile, che monitora la situazione dei diritti umani in Siria. Stando a quanto riferito, nel solo mese di agosto, le mine terrestri hanno ucciso 25 civili, inclusi 4 bambini. In totale, è stata registrata l’uccisione di 122 civili, tra cui 21 bambini e 7 donne, e tra le vittime vi è stato anche un membro del personale medico. Altre 13 persone sono state uccise sotto tortura, mentre vi sono stati circa 146 casi di detenzione arbitraria, 4 riguardanti bambini, commessi perlopiù dalle forze affiliate al regime. Gli attacchi contro centri civili vitali ammontano a 7.
Chiara Gentili. (Sicurezza Internazionale)