Washington potrebbe spostare il baricentro militare dall’Iraq alla Siria

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(Roma 03 settembre 2020). In un momento in cui gli Stati Uniti hanno riferito di essere disposti a ridurre il numero di soldati in Iraq, fonti siriane ed irachene hanno riferito di una nuova intensa mobilitazione.

Nel corso dell’ultimo meeting del dialogo strategico tra USA e Iraq, svoltosi il 20 agosto, il capo della Casa Bianca, Donald Trump, ha affermato che le truppe statunitensi mirano soprattutto a limitare l’influenza di Teheran nei territori iracheni e ad affrontare qualsiasi sua mossa. Tuttavia, ha affermato Trump, l’Iraq è uno « Stato sovrano » e non è « appropriato » che i soldati statunitensi restino nel Paese a lungo. Per tale ragione, « ad un certo punto », presumibilmente entro tre anni, le truppe di Washington lasceranno l’Iraq. Ad ogni modo, gli Stati Uniti si sono impegnati ad offrire al proprio alleato tutto l’aiuto di cui necessita e « un numero limitato di soldati » continuerà a sostare nei territori iracheni, pronti ad intervenire nel caso in cui l’Iran agisca.

A pochi giorni di distanza da tali dichiarazioni, il primo settembre, l’agenzia di stampa siriana SANA ha riportato che un convoglio appartenente alle forze « di occupazione » statunitensi, composto da circa 60 camion e veicoli militari con a bordo armamenti e supporto logistico, è entrato nei territori siriani passando per il valico di al- Yarubiya, situato nei pressi del confine con l’Iraq, nel governatorato di Hasakah. La notizia è stata riferita da fonti locali del villaggio di Sweidiyeh, le quali hanno confermato che Washington continua ad inviare rinforzi presso le proprie basi, definite « illegali », e postazioni nella regione di al- Jazira.

Tali rinforzi proverrebbero dal vicino Iraq. Un’operazione simile ha avuto luogo anche il 30 agosto, quando un convoglio, anch’esso proveniente dall’Iraq e composto da 7 autocisterne e 4 frigoriferi, con a bordo attrezzature di tipo militare e logistico, ha oltrepassato il valico di al-Walid per poi dirigersi verso l’aeroporto militare USA di Kharab al-Jeir, situato nella periferia di al-Malikiyah, nel Sud-Est della città di Hasakah.

Come evidenziato dal quotidiano al-Arab, una tale mobilitazione ha fatto pensare ad analisti militari che gli Stati Uniti potrebbero avere in mente di spostare il proprio baricentro militare. Una soluzione simile consentirebbe a Washington di continuare a monitorare da vicino le mosse iraniane, impedendo a Teheran di completare l’apertura della strada tra Teheran e Beirut attraverso i territori iracheni e siriani.

Il trasferimento dei convogli statunitensi giunge dopo che, il 30 agosto, le Syrian Democratic Forces (SDF) hanno firmato un accordo con una compagnia petrolifera statunitense per operazioni di modernizzazione nei giacimenti petroliferi già esistenti situati nel Nord-Est della Siria. Il petrolio rappresenta una delle principali fonti di guadagno della regione siriana autonoma controllata dalle Syrian Democratic Forces. Queste ultime sono un’alleanza multietnica e multi-religiosa, composta da curdi, arabi, turkmeni, armeni e ceceni. Il braccio armato principale, nonché forza preponderante, è rappresentato dalle Unità di Protezione Popolare curde (YPG).

Fin dalla loro formazione, il 10 ottobre 2015, le SDF hanno svolto un ruolo fondamentale nella lotta contro lo Stato Islamico in Siria, contribuendo alla progressiva liberazione delle roccaforti occupate dai jihadisti. Le loro operazioni sono state perlopiù sostenute dagli Stati Uniti, che forniscono armi e copertura aerea. Tuttavia, nell’ottobre 2019, Washington aveva già annunciato che avrebbe ritirato gran parte delle proprie truppe dal Nord-Ovest della Siria, pur lasciandone un « piccolo numero » per proteggere proprio i giacimenti petroliferi.

Il petrolio siriano rappresenta un « argomento radioattivo », viste le accuse rivolte da Damasco verso Washington di furto delle risorse petrolifere siriane, dopo che Trump ha annunciato la permanenza di 500 soldati delle Forze speciali nella regione controllata dai gruppi curdi. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno spesso chiuso un occhio sul traffico di petrolio tra i curdi e il governo siriano. Inoltre, una buona quantità di petrolio viene venduta a prezzi ridotti anche al Kurdistan iracheno.

Circa la presenza statunitense in Iraq, il 23 agosto, la coalizione internazionale anti-ISIS, guidata da Washington, ha consegnato la base militare di Camp Taji, situata a 20 km a Nord di Baghdad, alle forze armate irachene. Si è trattato dell’ottavo trasferimento di una base militare dalle truppe della coalizione a quelle dell’Iraq.

(Piera Laurenza – Sicurezza Internazionale).  (L’articolo)