(Roma 21 agosto 2020). Tripoli prevede anche la « smilitarizzazione » di Sirte e Jufra, dove la Russia ha schierato aerei da caccia. Il presidente egiziano Al-Sisi, principale sponsor di Haftar, accoglie con favore l’intesa: « Passo importante per la stabilità del Paese ». Ancora nessuna reazione da Haftar.
Il governo di Fayez Al-Sarraj a Tripoli e Agila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk, nell’Est della Libia, con dichiarazioni parallele hanno annunciato questa mattina un cessate-il-fuoco in tutta la Libia. L’annuncio arriva dopo alcune settimane di negoziati che sono stati favoriti dalle Nazioni Unite e spinti soprattutto dagli Stati Uniti. Gli Usa potrebbero aver ritrovato un ruolo politico nella partita in Libia dopo aver assistito per mesi inerti alla poderosa avanzata militare e politica della Russia soprattutto nell’Est del Paese.
Il presidente di Tripoli, Fayez al-Sarraj, ha precisato che secondo la sua parte il cessate-il-fuoco entrerà in vigore « su tutto il territorio della Libia », e ha aggiunto che la tregua comprenderà anche la « smilitarizzazione di Sirte e Jufra », due località strategiche occupate negli ultimi mesi dalle forze del generale Khalifa Haftar. Nella base aerea di Jufra la Russia ha schierato aerei da caccia e altri materiali militari. Sarraj annuncia anche che ci saranno nuove elezioni politiche nel marzo del 2021.
Il tema della smilitarizzazione di Sirte e della base aerea di Jufra è molto controverso: nelle prossime ore andrà verificato se effettivamente le autorità dell’Est hanno sottoscritto un accordo che includa una clausola del genere.
Ma intanto il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, il principale sponsor del generale Haftar, ha commentato con favore l’accordo di questa mattina: « Accolgo con favore le dichiarazioni del Consiglio presidenziale libico e della Camera dei rappresentanti per un cessate il fuoco e la fine delle operazioni militari in tutto il territorio della Libia », ha scritto Sisi in un tweet. « È un passo importante per ristabilire la stabilità nel Paese ».
Questo intervento immediato di Sisi conferma che l’Egitto è stato coinvolto direttamente nel negoziato, lo ha approvato anche contro il parere del generale Haftar. Una possibilità è che, dopo i suoi insuccessi militari, Haftar possa essere stato convinto ad accettare un accordo politico, il cui annuncio pubblico è stato affidato al presidente dell’Assemblea Agila Saleh. Troppo presto per parlare di marginalizzazione del generale, ma comunque un segnale da annotare.
Nella sua dichiarazione, Sarraj ha anche aggiunto che « l’obiettivo finale del cessate-il-fuoco è ripristinare la piena sovranità sul suolo libico ed espellere le forze straniere e i mercenari attualmente presenti », una formula che individua i sostenitori di Haftar (Egitto, Russia e mercenari vari) come « forze da espellere ». Fino ad oggi le autorità di Bengasi hanno sempre sostenuto che a Tripoli Sarraj è sostenuto da « milizie criminali e gruppi terroristi », non riconoscendo autorità politica al governo del Consiglio presidenziale. Quindi l’obiettivo di Sarraj di riprendere il controllo su tutta la Libia è un progetto che prevedibilmente le autorità dell’Este non potranno accettare.
Fra l’altro soltanto 3 giorni fa il portavoce di Haftar, il generale Mismari, aveva dichiarato che le sue forze non avrebbero ceduto un centimetro nella regione di Sirte e Jufra, confermando che sarebbero stati pronti a nuovi scontri armati.
In questi giorni così delicati, l’ambasciatore d’Italia a Tripoli Giuseppe Buccino è rimasto in Libia per seguire direttamente i negoziati che avevano già portato alla revoca del blocco dei pozzi petroliferi deciso da Haftar a inizio gennaio. A Roma il ministero degli Esteri con una nota dichiara che « l’Italia, che ha sostenuto in maniera costante e attiva gli sforzi dell’Onu nel quadro del Processo di Berlino assieme ai principali partners Ue, accoglie con grande favore i comunicati emessi oggi dal Consiglio Presidenziale e dalla Camera dei Rappresentanti dello Stato della Libia in merito ad alcuni principi fondanti di un percorso condiviso per superare l’attuale stallo istituzionale nel Paese, a partire da una immediata cessazione delle ostilità e dalla riattivazione della produzione petrolifera ».
Soddisfatta anche la missione dell’Onu in Libia, Unsmil, che saluta la « coraggiosa » iniziativa. « Accogliamo con favore le dichiarazioni del Consiglio di Presidenza e della Camera dei Rappresentanti sul cessate il fuoco in Libia e l’attivazione del processo politico », ha scritto su Twitter la rappresentante di Unsmil, Stephanie Williams.
(Vincenzo Nigro – La Repubblica). (L’articolo)