Il convoglio del filosofo, giornalista e saggista francese è stato attaccato con colpi di arma da fuoco sparati in aria dalle milizie per impedirgli l’ingresso a Tarhuna, nella regione della Tripolitania, a meno di 100 chilometri a sud-est da Tripoli. Lo affermano diversi media libici, specificando che ad esplodere i colpi sono state le milizie leali alle forze del Governo nazionale, che si sarebbero mostrate decise a «ad impedire a Levy di superare i confini amministrativi di Tarhuna», se necessario «anche con la forza».
A quanto scrive «il Libia Observer», il filosofo è arrivato in Libia «su un jet privato per una visita che non è stata annunciata, dallo scopo considerato misterioso da molti libici». Secondo l’emittente Lybia Al-ahrar Tv, una fonte vicine al Governo di accordo nazionale avrebbe affermato di «non avere alcuna conoscenza della visita di Levy in Libia» e che la sua presenza «è completamente rifiutata», aggiungendo che l’esecutivo «non ha concesso il permesso al suo aereo di atterrare sul suolo libico a Misurata».
Secondo la stessa fonte, «le persone che stanno dietro questa visita saranno considerate responsabili». Inoltre, la presenza dell’intellettuale francese avrebbe «provocato molte reazioni irate tra i politici, funzionari e normali cittadini libici», soprattutto dopo che Levy ha incontrato «comandanti dell’operazione ‘Vulcano di rabbia’ a Misurata». Secondo quanto riferiscono diversi media locali Bernard-Henri Lévy non avrebbe avuto un invito ufficiale dell’intero governo di Tripoli, ma solo di Fathi Bashagha (ministro dell’Interno). Da anni impegnato nella difesa dei diritti umani, voleva visitare Tarhuna, riconquistata due mesi fa dalle forze governative e dove sono state scoperte fosse comune con centinaia di corpi. Il governo del premier Fayez al Sarraj ha accusato le milizie alleate del maresciallo Khalifa Haftar di aver compiuto esecuzioni sommarie e nascosto i cadaveri.
Dalla sua parte, il capo dell’Alto Consiglio di Stato, Khaled al-Michri, ha indicato di essere «sorpreso» che all’intellettuale fosse stato permesso di entrare a Misurata considerando il sostegno della Francia al «signore della guerra» Khalifa Haftar. (Agenzie/Media)