l’Egitto ha inviato al Consiglio di sicurezza dell’Onu la disputa sulla Grande diga della rinascita etiope (GERD). Lo ha annunciato il ministero degli Esteri del Cairo in una nota alla stampa.
Altrimenti, l’accordo raggiunto a febbraio con la mediazione degli Stati Uniti e della Banca Mondiale, e subito firmato dall’Egitto ma non dall’Etiopia, è già un ricordo. La Grande diga della Rinascita sul Nilo Blu è di nuovo al centro di uno scontro sempre più duro, pericoloso. Addis Abeba punta i piedi e il Cairo ha chiesto alle Nazioni Unite di intervenire, dopo che anche l’ultimo round di colloqui è andato a vuoto.
La lettera dell’Egitto al Consiglio di sicurezza si basa sull’articolo 35 della Carta delle Nazioni Unite, che consente agli Stati membri di attirare l’attenzione del Consiglio su qualsiasi crisi che potrebbe minacciare la pace e la sicurezza internazionali. L’Egitto ha preso questa decisione alla luce del vacillare dei recenti negoziati sul dossier, a seguito di posizioni assunte da Addis Abeba giudicate negative dal Cairo.
La posizione dell’Egitto è quella di assicurarsi che la costruzione della GERD non causi danni significativi ai Paesi situati a valle, e che il collaudo finale, insieme al riempimento della diga, non avvenga senza un accordo tra le parti interessate. Il governo del Cairo ha proposto un periodo più lungo, affinché il livello del fiume non scenda drasticamente, soprattutto nella fase iniziale del riempimento. Da parte sua, l’Etiopia afferma di esercitare il diritto assoluto sul Nilo Blu, poiché attraversa il proprio territorio, e ha annunciato che inizierà a riempire la diga a inizio luglio, anche senza aver firmato l’accordo. (Media/Agenzie)