(Roma-18 maggio 2020). Libia e Turchia hanno discusso dei nuovi passaggi da effettuare per mettere in atto il memorandum di intesa firmato il 27 novembre 2019. Parallelamente, è stato rivelato l’arrivo di nuovi mercenari siriani, reclutati da Ankara.
In particolare, secondo quanto riportato dal quotidiano al-Wasat, il primo ministro tripolino, nonché capo del Consiglio presidenziale, Fayez al-Sarraj, ed il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, nel corso di una conversazione telefonica tenutasi nella sera del 17 maggio, hanno preso in esame lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra Libia e Turchia, con particolare riferimento ai memorandum siglati il 27 novembre 2019, volti ad intensificare la cooperazione in materia di sicurezza e nel settore delle attività marittime nella contesa area del Mediterraneo orientale.
Stando a quanto riferito dal quotidiano, al-Sarraj ed Erdogan hanno altresì discusso degli ultimi sviluppi nell’arena libica, con uno sguardo all’evolversi della situazione presso gli assi di combattimento nei dintorni della capitale e alle implicazioni future. Inoltre, i due interlocutori hanno evidenziato gli sforzi profusi dal governo tripolino, altresì noto come Governo di Accordo Nazionale (GNA), e dal suo alleato turco per contrastare la pandemia di Covid-19.
Circa il memorandum del 27 novembre relativo alla definizione delle aree del Mediterraneo orientale, l’11 maggio scorso Egitto, Emirati Arabi Uniti (UAE), Grecia, Francia e Cipro hanno messo in evidenza come questo contraddica il Diritto internazionale e l’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite, oltre a minare la stabilità regionale. Tale memorandum riguarda la delimitazione dei confini marittimi di Libia e Turchia nel Mediterraneo orientale, ma, secondo quanto riferito l’11 maggio, viola i diritti sovrani dei Paesi terzi e non rispetta la Legge del Mare.
Parallelamente, il quotidiano arabo al-Arabiya, basandosi sulle dichiarazioni di fonti stanziate presso l’aeroporto di Misurata, ha riferito, il 17 maggio, che altri 122 combattenti di origine siriana sono giunti in Libia attraverso un aereo dei una compagnia aerea africana. Si tratta di mercenari reclutati e addestrati da Ankara ed inviati nel Paese Nord-africano per combattere a fianco delle forze tripoline nella lotta contro l’Esercito Nazionale Libico (LNA), guidato dal generale Khalifa Haftar. A detta dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), la Turchia è responsabile per aver inviato in Libia circa 8.950 combattenti di origine siriana per coadiuvare le forze dell’esercito tripolino, sin dal mese di ottobre 2019. Di questi, almeno 298, tra cui anche bambini e ragazzi di età inferiore ai 18 anni, sono morti nel corso delle battaglie sugli assi di Salah al-Din, a Sud di Tripoli, di Ramla, nei pressi dell’aeroporto di Tripoli, e di Mashrua’ al-Hadaba, oltre che durante i combattimenti verificatisi a Misurata.
La Libia vive in una situazione di grave instabilità dal 15 febbraio 2011, data che ha segnato l’inizio della rivoluzione e della guerra civile. Nel mese di ottobre dello stesso anno, il Paese nordafricano ha poi assistito alla caduta del regime del dittatore Muammar Gheddafi, ma da allora non è mai riuscito a effettuare una transizione democratica e vede tuttora la presenza di due schieramenti. Da un lato, il governo di Tripoli, nato con gli accordi di Skhirat del 17 dicembre 2015, guidato da Fayez al-Sarraj e riconosciuto dall’Onu. Dall’altro lato, il governo di Tobruk, con il generale Khalifa Haftar. Il governo di Tobruk riceve il sostegno di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Russia e Francia. In particolare, Il Cairo, Riad ed Abu Dhabi sostengono militarmente ed economicamente le forze dell’esercito di Haftar.
L’Italia, il Qatar e la Turchia appoggiano, invece, il governo riconosciuto a livello internazionale.
Il presidente turco Erdogan ha più volte ribadito il proprio sostegno alle forze del GNA e, a seguito dell’annuncio di Haftar del 27 aprile, relativo all’autoproclamazione come guida della Libia, Ankara ha affermato che il generale dell’LNA mira, in realtà, ad istituire una “dittatura militare”. Dal canto suo, la Turchia si è detta pronta a sostenere il popolo libico nella difesa del Governo di Accordo Nazionale e del relativo accordo politico, con il fine ultimo di giungere ad una risoluzione politica. I rapporti tra Tripoli e Ankara si sono ulteriormente consolidati dal 27 novembre 2019, data della firma dei memorandum. Successivamente, il 2 gennaio 2020, il Parlamento turco ha approvato un decreto che ha autorizzato il governo a inviare le proprie truppe in Libia, a supporto di Tripoli.
(Piera Laurenza – sicurezzainternazionale)