La visita a Baghdad del nuovo comandante della Quds Force, il generale Esmail Qaani, e l’incontro con leader politici iracheni filoiraniani hanno sollevato questioni sulla possibile influenza di Teheran nella formazione del governo iracheno.
Secondo quanto riferito dal quotidiano arabo al-Araby al-Jadeed, la visita intrapresa il 31 marzo scorso potrebbe avere avuto come obiettivo quello di spingere i leader politici iracheni a trovare un’alternativa al premier designato Adnan al-Zurfi, che, il 17 marzo scorso, ha ricevuto l’incarico di presentare una nuova squadra per l’esecutivo di Baghdad.
Per Esmail Qaani si tratta della prima visita in terra irachena sin dalla morte del suo predecessore, Qassem Soleimani, morto il 3 gennaio scorso a seguito di un raid ordinato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Accompagnato da diversi generali della Quds Force, Qaani ha incontrato alcuni leader delle Forze di Mobilitazione Popolare, una coalizione di milizie paramilitari, prevalentemente sciite, nata nel contesto della guerra civile irachena e integrata all’interno delle forze armate di Baghdad. A detta del quotidiano, il generale iraniano ha altresì avuto colloqui con alcuni leader di partiti politici iracheni sciiti, tra cui Hadi al-Amiri, leader della coalizione al-Fatah, e Nouri al-Maliki, alla guida della coalizione di Stato di diritto, gli stessi che, il 18 marzo, hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui esprimevano la propria opposizione alla nomina di al-Zurfi.
Secondo fonti vicine alla coalizione al-Fatah, considerata l’ala politica delle Forze di Mobilitazione Popolare, i colloqui hanno riguardato altresì la nomina del premier e gli interlocutori hanno evidenziato l’importanza di far prevalere il principio della «maggioranza sciita». A tal proposito, sono stati proposti nuovi candidati che potrebbero eventualmente assumere il mandato alla presidenza del Consiglio iracheno. Tra questi, il capo dei servizi di intelligence, Mustafa al-Kazimi. In tale quadro, evidenzia al-Araby al-Jadeed, mentre al-Zurfi si sta impegnando per formare una squadra di governo entro il termine previsto per il 16 aprile, i suoi oppositori continuano a mobilitarsi, ma il loro obiettivo sarà altresì quello di non far trasparire l’influenza di Teheran nelle loro scelte.
Come riportato dal quotidiano al-Akhbar, alcune fonti hanno rivelato che, in realtà, Qaani ha riferito che la scelta del candidato all’esecutivo iracheno è nelle mani dell’Iraq stesso e della «casa sciita». L’unica richiesta di Teheran è di non eleggere un candidato che possa poi rivelarsi ostile. Ciò significa, chiarisce il quotidiano, non scegliere una personalità che possa favorire i piani di Washington.
Adnan al-Zurfi è un uomo di 54 anni, ex- governatore della città, ritenuta santa per gli sciiti, di Najaf, che ha guidato fino al 2015. Egli è poi a capo del gruppo parlamentare Nasr, in italiano «Vittoria», istituito il 14 dicembre 2017 dall’ex primo ministro Haider al-Abadi. Non da ultimo, Zurfi è stato altresì un ufficiale delle autorità statunitensi che, dopo l’invasione del 2003 e la caduta del regime di Saddam Hussein, hanno preso il controllo dell’Iraq. Nel suo primo discorso del 17 marzo, al-Zurfi si è impegnato a tenere elezioni anticipate, a portare in tribunale i responsabili dell’uccisione dei manifestanti dell’ultima ondata di proteste, a contrastare la corruzione, ad affrontare l’epidemia di coronavirus e ad elaborare una politica estera irachena equilibrata.
Tuttavia, il nome di al-Zurfi non ha trovato un ampio consenso, visto il legame del neo premier con gli Stati Uniti e la sua cittadinanza americana. Inoltre, è stato criticato altresì il meccanismo che ha portato alla nomina di tale candidato, che avrebbe violato la costituzione. Nello specifico, il capo di Stato, Barham Salih, a detta degli oppositori, non ha tenuto conto della coalizione parlamentare con più rappresentanti, ovvero al Bina, a cui partecipano altresì Fatah e lo Stato di diritto. Pertanto, una scelta simile potrebbe minare la pace e l’integrità del tessuto sociale iracheno e deve essere frenata attraverso mezzi legali, politici e popolari. In realtà, secondo quanto riferito dal tribunale federale iracheno, Salih era autorizzato a compiere un passo simile dalla costituzione irachena, che prevede la nomina di un premier da parte del presidente, anche senza tener conto del numero dei rappresentanti di un’alleanza parlamentare, dopo 15 giorni dalle dimissioni del candidato precedente.
Nonostante l’avvicinamento al cosiddetto «asse americano», al-Zurfi ha ricevuto l’appoggio di altre coalizioni sciite, tra cui Sairoon, guidata da Muqtada al-Sadr, e Nasr, con a capo Haider al-Abadi, oltre che di altri partiti sunniti e curdi e di alcune minoranze. Non da ultimo, anche il Segretario di Stato USA, Mike Pompeo, ha espresso il proprio sostegno al premier neoeletto, purché ponga fra le sue priorità la sovranità irachena, liberi il Paese dalla corruzione e garantisca alla popolazione i bisogni di base e la salvaguardia dei diritti umani. (Sicurezza Internazionale)