Si rischia una nuova escalation del conflitto in Siria dopo che nella notte tra giovedì e venerdì gli eserciti di Russia, che sostiene il governo di Bashar al-Assad, e Turchia, apertamente schierato con i ribelli anti-Damasco, sono arrivati allo scontro con raid aerei e lancio di missili.
Dopo settimane di alta tensione in cui si sono registrati attacchi da ambo le parti, in particolar modo tra forze del regime siriano e di Ankara, in serata 29 soldati turchi sono stati uccisi nel corso di un bombardamento condotto dai caccia di Damasco o dei suoi alleati di Mosca.
Alle 1.30 turche era atteso un discorso di Erdoğan che, però, è stato successivamente annullato. A rilasciare una breve dichiarazione è stato invece il suo capo della comunicazione, Fahrettin Altun: «Tutte le posizioni note del regime siriano vengono prese di mira dalle nostre unità terrestri e aeree», ha dichiarato. Il portavoce ha voluto mandare un chiaro messaggio alla Russia, invitando «la comunità internazionale e, in particolare, i partecipanti al processo di Astana (Russia e Iran, ndr) ad assumersi le proprie responsabilità». «Il capo dello Stato terroristico Assad passerà alla storia come un criminale di guerra e gli elementi del regime pagheranno un caro prezzo per questo attacco orribile», ha invece detto il vicepresidente di Ankara, Fuat Oktay.
Mosca, intanto, corre ai ripari: due fregate lanciamissili russe, la Ammiraglio Makarov e la Ammiraglio Grigorovich, che in passato hanno preso parte alle operazioni militari russe in Siria, stanno entrando nel Mediterraneo «attraverso gli stretti turchi del Bosforo e del Dardanelli» e «si uniranno alla task force della Marina russa permanentemente di stanza nel Mediterraneo», ha detto Aleksey Rulev, il portavoce della flotta russa sul Mar Nero. Il ministero della Difesa di Mosca ha inoltre dichiarato, riporta l’agenzia di stampa Interfax, che le forze aeree russe ieri non erano impegnate in combattimenti nella zona siriana di Behun, dove erano presenti militari turchi finiti sotto il fuoco delle truppe di Damasco, ma ha sottolineato che gli uomini di Ankara colpiti erano «nelle formazioni dei terroristi».
Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, si è recato nella provincia di Hatay, al confine tra la Turchia e la Siria, per controllare di persona lo schieramento dei militari turchi dopo un incontro straordinario sulla sicurezza con il presidente Erdoğan. Accompagnato da alcuni comandanti dell’esercito turco, Akar ha ispezionato le unità di terra e di aria di stanza a Idlib e che sono finite nel mirino dell’esercito siriano. (Agenzie)