Coronavirus : Cina regola consumo carne di animali selvatici e esotici. A Shenzhen vietato mangiare cani e gatti

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Il nuovo regolamento: « Mettere al bando il consumo di animali selvatici è una pratica comune dei Paesi sviluppati e una necessità universale della civiltà moderna». Nella lista «bianca» di proteine ammesse: maiale, pollo, manzo, coniglio, pesce, molluschi, agnello, asino, anatra, oca e piccione. Tutto il resto nella lista «nera».

Da che animale il coronavirus sia saltato all’uomo ancora non è chiaro, né se il salto sia davvero avvenuto al mercato di Wuhan. Ma in Cina l’indignazione popolare verso chi mangia specie esotiche, possibili serbatoi del patogeno, è ai massimi, e le autorità stanno cogliendo l’occasione per dare alle bancarelle e alle tavole del Paese una bella ripulita.

La scorsa settimana i vertici dell’Assemblea nazionale, la versione cinese del Parlamento, hanno annunciato la decisione di bandire il commercio di animali selvatici e esotici, decisione che dovrebbe confluire in una legge organica nei prossimi mesi. Nell’attesa le autorità di Shenzhen, metropoli dell’estremo Sud e centro tecnologico del Paese, hanno scelto di anticipare i tempi. Un nuovo regolamento presentato dalla municipalità vieta infatti il consumo di cani e gatti, ed esclude dalla lista « bianca » anche le carni poco tradizionali di serpenti, tartarughe, rane o insetti.

Il Sud della Cina è noto per una dieta onnivora. La città di Yulin, nel Guanxi, è sede di un criticatissimo festival della carne di cane (si stima che nel Paese si consumino dai 10 ai 20 milioni di esemplari l’anno). E il ricco Guangdong, la provincia di Shenzhen, non è da meno quanto a bizzarrie alimentari. Per questo è significativo che la prima mossa venga da lì, dalla città simbolo dell’area.

Il nuovo regolamento, che sarà in revisione pubblica fino alla prossima settimana, non parla in realtà di ragioni sanitarie, bensì culturali: « Mettere al bando il consumo di animali selvatici è una pratica comune dei Paesi sviluppati – si legge – e una necessità universale della civiltà moderna ». Lo conferma il fatto che il divieto riguardi anche cani e gatti, che non sono portatori di patogeni come i coronavirus. In sostanza le autorità hanno creato una lista «bianca» di proteine di cui è ammesso il consumo, cioè maiale, pollo, manzo, coniglio, pesce, molluschi, agnello, asino, anatra, oca e piccione.

Tutto il resto è in lista «nera», comprese carni considerate prelibatezze da parecchi cittadini, come il serpente o la rana. Per chi viene pizzicato a consumarle sono previste multe tra i 250 e i 3.000 euro, mentre per i ristoranti che le servono fino a 50.000 renminbi, 6.500 euro.

Oltre ad attirare le proteste degli animalisti di tutto il mondo, da tempo queste abitudini alimentari sono sempre più criticate in Cina, specie tra le nuove classi medie urbane. Far passare la decisione nella moderna Shenzhen sarà molto più facile che in altre città più tradizionali, dove il consumo di animali esotici è considerato un simbolo di ricchezza e un toccasana per la salute. Non solo, per molte comunità rurali la caccia alla selvaggina o l’allevamento di specie commestibili sono importanti fonti di reddito, che un bando rischia di prosciugare.

Anche durante l’epidemia di Sars, il cui serbatoio di incubazione è stato lo zibetto, il governo cinese bandì il commercio di specie esotiche, salvo poi autorizzarlo di nuovo a emergenza finita. Nel frattempo però il Paese è cambiato, l’attenzione per la salute e per l’igiene sono diventate priorità. I messaggi delle autorità sono molto netti, e sembrano indicare che il divieto sarà definitivo. (La Repubblica)