A Tripoli si spara ancora. La situazione rimane confusa e complicata e il capo del Governo riconosciuto dalla Nazioni Unite, Fayez al-Sarraj, ha accusato il suo rivale-nemico, il generale Khalifa Haftar «di non essere un partner per la pace» perché «non possiamo negoziare finché siamo bombardati e ci sono spargimenti di sangue e la distruzione delle infrastrutture». Questo è quanto ha dichiarato al-Sarraj durante una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva. Il primo ministro ha chiesto «severe misure internazionali » per far finire le continue violazioni del cessate il fuoco. In caso contrario il Governo di Accordo Nazionale di Tripoli (GNA), «sarà costretto a ritorsioni». Il leader libico ha quindi ammonito che il sostegno straniero servirebbe solo «a prolungare» il conflitto nel paese. « I sostenitori di Haftar devono capire di aver perso la scommessa » appoggiando il Generale, ha detto Sarraj. Una contesa quella tra i due uomini, ma non solo – considerati anche i combattenti Tuareg, le milizie Tubu e la parte di territorio controllato dallo ‘Stato islamico’ – piena di contraddizioni in un territorio diviso in più parti con circa 140 tribù e 230 milizie armate dove tutti cercano di espandere e consolidare il proprio controllo. Una contesa dove anche i paesi stranieri entrano con coalizioni composite e sovrapposte, appoggiando ora l’uno ora l’altro: dalla Nato -Turchia e Francia appartengono alla medesima alleanza ma Parigi appoggia Haftar mentre Erdogan solidarizza con al-Sarraj ; all’Onu – Russia e Francia, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, non appoggiano il leader che le Nazioni Unite hanno ufficialmente riconosciuto come unico e legittimo -. Da ultimo il mondo sunnita – Egitto e Arabia Saudita sono nemici dei Fratelli Musulmani che invece la Turchia e il Qatar sostengono anche finanziariamente. (Rainews)
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