Coronavirus : Xi licenzia i mandarini Ora il leader teme per l’economia

0
524

Nel giorno con il maggior numero di morti (108), sono cadute le teste di due alti dirigenti politici dello Hubei. Il segretario di partito per la Commissione sanitaria (di fatto il capo) e il direttore della commissione provinciale. Censurato anche il vicedirettore della Croce Rossa: «Abbandono di posto». La stampa cinese dà notizia di centinaia di punizioni di quadri inetti e colpevoli. Evidente lo sforzo di galvanizzare i milioni di cittadini dello Hubei in quarantena. Comunque quando si legge «punito», «censurato», non sempre bisogna pensare a licenziato o arrestato. Spesso il soggetto se la cava con una retrocessione di grado.

L’imperatore Xi punisce i suoi servitori sciocchi per allontanare il dubbio che l’errore che ha liberato il virus sia stato fatto a Pechino. E non abbiamo motivo di dubitare che i due mandarini rimossi fossero dei burocrati dediti al carrierismo. Però, il sistema di potere autoritario cinese con Xi al vertice non può cavarsela fingendo di non aver saputo di quanto fosse grave il rischio di epidemia partito dal lontano mercato di Wuhan a dicembre. E Xi deve stare attento anche al danno inflitto all’economia: se destabilizza il patto sociale (cittadini ricchi e distanti dalla politica) il suo impero rischia di cadere. Per questo ha avvertito i compagni del Politburo che alcune delle misure di prevenzione anti virus sono state eccessive, stanno facendo troppo male all’economia.

Ieri Xi Jinping si è messo la maschera chirurgica per visitare un ospedale di Pechino. Ci si chiede perché non compaia in pubblico, perché non corra a Wuhan, perché non lanci appelli alla popolazione in un discorso tv. Ma queste sarebbero reazioni da leader comune, occidentale. Impossibile dare una risposta certa: a Pechino chi sa non parla, è la regola di segretezza del Partito, immutata da cent’anni. Anzitutto, Xi è un moderno imperatore e non un uomo di governo uscito da una campagna elettorale. Forse vuole mantenere le distanze da una guerra dall’esito ancora incerto. Andare a Wuhan significherebbe mettere il proprio volto davanti a un’operazione di quarantena dagli aspetti anche impopolari (quando si ordina di «radunare» tutti i contagiati e si impiega personale medico militare non ci si possono aspettare modi delicati). Qualcuno specula che Xi rischierebbe contestazione, ma questo sembra impossibile. (Corriere)